Durata: 16 giorni
Paesi percorsi: Germania – Polonia – Slovacchia – Austria
Itinerario: Monaco di Baviera – Norimberga – Dresda – Kromlauer Park – Breslavia – Danzica – Varsavia – Cracovia – Auschwitz – Bratislava – Graz
Periodo: ottobre
Dopo una breve fuga alla scoperta delle bellezze nostrane tra Napoli, Sorrento e la Costiera Amalfitana, giunge il momento di sperimentare una nuova tipologia di viaggio. O meglio, il viaggiare in compagnia del nuovo membro della famiglia. Nel novembre del 2016 infatti abbiamo adottato Isotta, una meravigliosa cagnolona di 10 mesi che aveva assoluta urgenza di trovare una famiglia. Inutile dire che il suo arrivo ha stravolto completamente le nostre vite e le nostre abitudini, donandoci però un amore puro e incondizionato meritevole d’ogni genere di sacrificio. Nelle nostre ultime avventure statunitensi e marocchine, ovviamente avevamo dovuto lasciarla a casa con i nonni, ma questa volta vogliamo sperimentare un viaggio on the road insieme a lei. Fortunatamente Isotta non soffre l’automobile, anzi, si siede dietro e osserva curiosa il mondo che scorre fuori dal finestrino.
Partiremo quindi direttamente da casa e dedicheremo la maggior parte delle nostre attenzioni alla Polonia, un paese che troppo spesso non riceve le attenzioni che merita.
Naturalmente i nostri timori sono legati principalmente agli aspetti prettamente organizzativi di un viaggio con un cane di grosse dimensioni a seguito. Bisognerà anteporre sempre le sue esigenze. Trovare soluzioni adeguate per poter comunque visitare i musei e individuare le strutture alberghiere che accettano anche la nostra Isotta. In alcuni paesi infatti la faccenda è piuttosto semplice, in altri un po’ meno.
Prima tappa Monaco di Baviera dove la sera, dopo un bel giro per la città, ci mischiamo ai tedeschi in una delle tante locande tradizionali, dove la birra scorre a fiumi. Devo ammettere però che Monaco non mi ha colpito particolarmente, né per la sua bellezza, né per la sua popolazione che appare piuttosto fredda e poco accogliente nei confronti degli stranieri.
Proseguiamo così fino a Norimberga. Caratterizzata da una pittoresca architettura medievale, regala affascinanti scorci tra statue d’arte moderna e bellissimi ponti di legno che attraversano il fiume Pegnitz. L’atmosfera è piacevole e anche Isotta sembra apprezzare le ampie vie pedonali cittadine.
Ultima destinazione in territorio tedesco è la barocca Dresda, che si rivela una vera sorpresa. Non ne avevo mai sentito parlare da un punto di vista turistico, e invece Dresda è talmente bella che anche da sola meriterebbe un viaggio sino a qui. Un intenso fervore culturale sottolineato da numerosi musei, gallerie d’arte, teatri e persino da un piccolo quartiere dedicato a designer e artisti. Il luogo più spettacolare però rimane il gigantesco Grande Giardino, che davvero non ha nulla da invidiare ai più celebri parchi europei. Ovviamente Isotta ne approfitta per scatenarsi un po’ facendo anche amicizia con gli altri cani che corrono liberi e felici lungo queste immense distese.
Prima di lasciare la Germania però c’è un luogo quasi sconosciuto, situato a soli 3 km di distanza dal confine polacco, che attendo di visitare da anni. Sto parlando del Kromlauer Park e del suo Rakotzbrücke, conosciuto anche come il Ponte del Diavolo. La giornata è soleggiata e l’autunno decora le foglie degli alberi incendiandone i colori e accogliendoci con un crepitante tappeto rossastro che ravviva lo sfondo. È mattina presto e non c’è anima viva oltre a noi. Giungiamo facilmente sulle rive del laghetto dove si erge il ponte da me tanto agognato. Sgancio Isotta dal guinzaglio e neanche il tempo di aprire bocca che sta già correndo verso l’acqua come se fosse scattato il via a una gara di velocità canina. Il fango sulla riva però è così denso che le sue zampe affondano all’improvviso bloccandone l’avanzata e la costringono a tornare indietro imbrattata fino alla pancia. Sporchissima, ma felice. Il Ponte del Diavolo è un meraviglioso ponte di pietra risalente al XIX sec, che indipendentemente dal punto di osservazione, riflettendosi sull’acqua crea sempre un incredibile cerchio perfetto. Proprio questa caratteristica ha suscitato l’immaginazione popolare creando leggende che hanno dato vita a questo soprannome.
Varchiamo il confine polacco senza quasi nemmeno accorgercene e ci dirigiamo verso Breslavia. Pochi istanti bastano per renderci conto che tutto è cambiato. Le persone per strada ci fermano in continuazione per poter accarezzare Isotta che, quando si tratta di coccole, non si tira mai indietro. Contrariamente poi a quanto mi aspettassi da un paese con una storia travagliata come la Polonia, tutti appaiono sorridenti, pronti al dialogo e straordinariamente gentili. Pur essendo il quarto centro urbano per dimensioni del paese, Breslavia offre la tipica atmosfera rilassata della provincia. Non mancano poi i raffinati palazzi color pastello che caratterizzano quasi tutti i centri storici delle città polacche. Degna di nota la sorprendente installazione artistica chiamata “Passage”, composta da sette pedoni che vengono inghiottiti dal marciapiede per poi riemergere dall’altro lato della strada.
Facciamo rotta verso i mari del nord fino a Danzica, probabilmente la città più romantica e affasciante di tutta la Polonia. Passeggiamo tra corsi d’acqua e pittoresche vie pedonali circondate dai tipici palazzi colorati. La quiete che pervade ogni cosa è rigenerante e riesce persino a farci dimenticare il freddo vento che soffia implacabile. La sera le temperature scendono drasticamente, ma noi rientriamo presto in hotel, in parte per la stanchezza, in parte perché i polacchi cenano prestissimo, basti pensare che i ristoranti chiudono alle 18:30.
Cominciamo a tornare indietro, scendendo fino a Varsavia. Osservando la capitale è incredibile pensare che appena a metà del secolo scorso la città non era altro che un cumulo di macerie. Varsavia è stata infatti completamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale. Oggi rappresenta il contrasto tra passato e futuro, da una parte il quartiere storico riedificato, dall’altra la parte moderna tra luccicanti grattacieli e locali alla moda. Nonostante l’incessante sviluppo, Varsavia vanta numerosi spazi verdi che rendono più piacevole il contesto urbano.
Tappa seguente la meta più rappresentativa del paese in termini di cultura, punti di interesse e testimonianze storiche. A Cracovia infatti è davvero difficile annoiarsi. Fortunatamente troviamo un appartamento dotato di garage, dato che i parcheggi sono pochi e molto costosi. Lasciamo Isotta a sonnecchiare sul divano e ne approfittiamo per visitare le sbalorditive miniere di sale di Wieliczka. Un vero labirinto composto da 300 km di gallerie distribuite su 9 livelli, il più profondo dei quali raggiunge i 327 m. Fortunatamente i cunicoli sono ampi e ben arieggiati in modo da non percepire mai una sensazione di claustrofobia. Si scende a piedi attraverso un’interminabile scala di legno che sembra non finire mai. Da lì inizia il tour rigorosamente guidato che percorre circa 2 km culminando nella splendida Cappella di Santa Cunegonda.
Questa chiesa sotterranea è stata interamente scavata nel sale, così come qualsiasi elemento presente al suo interno, dall’altare alle numerose statue che la ornano. Un luogo che lascia senza parole.
Visitiamo poi il Museo d’Arte Contemporanea e la Fabbrica di Schindler che merita per le ricostruzioni storiche e per l’impatto visivo di alcune stanze.
Con Isotta poi ricorriamo in lungo e in largo la città, dal quartiere ebraico di Kazimierz alla maestosa piazza Rynek Głòwny che diviene magica al calar del sole quando si accendono i palazzi circostanti e le candele poste a terra. Ovunque poi si incontrano istallazioni artistiche dense di significato disseminate lungo le strade cittadine.
Non lontano da Cracovia sorge il tristemente noto campo di sterminio di Auschwitz. Per evitare il sovraffollamento che risulterebbe poco rispettoso, gli ingressi anche se gratuiti, vengono regolati drasticamente. I pochi biglietti disponibili online sono esauriti da giorni. Non ci resta quindi che presentarci al mattino presto prima dell’apertura e metterci in coda per primi. Troviamo così un hotel proprio di fronte al campo. La sera tardi, mentre Myriam dorme già, porto fuori Isotta e mi accorgo che in giro non c’è anima viva. È notte fonda e, avvolto da un assordante silenzio, mi ritrovo solo davanti ai cancelli di Auschwitz, mentre un brivido scende giù lungo la schiena. Non si tratta di paura, ma di dolore. Il preludio a ciò che vedremo con i nostri occhi il giorno seguente.
Ovviamente ai cani è vietato l’ingresso. Fortunatamente il personale dell’hotel è carinissimo e ci permette di lasciare Isotta in stanza per qualche ora senza alcun problema. Visitiamo così sia Auschwitz che Birkenau, situati a soli 2,4 km di distanza l’uno dall’altro e ben collegati da una navetta gratuita. Il primo è senza dubbio più completo e istruttivo, il secondo però permette di comprendere fino in fondo le proporzioni in termini di dimensioni e di numeri dell’olocausto. Sarò onesto, la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau è un’esperienza molto forte, che mette a dura prova le persone particolarmente sensibili come il sottoscritto. Per me è stata una vera sofferenza, un susseguirsi di rabbia, orrore e dolore che si alternano lasciando nella mente una sola domanda: “Perchè?”. Le lacrime offuscano la vista e alcune stanze lasciano impietriti e impotenti. Tra queste, la montagna di capelli delle vittime e il cumulo di scarpette da bambino. Un’esperienza dura, ma doverosa.
Lasciata la Polonia, cogliamo l’occasione per conoscere Bratislava. La capitale slovacca è uno di quei luoghi da cui si fatica a ripartire. Il dedalo di stradine pedonali che compongono il quartiere storico rappresenta una gioia per gli occhi e per lo spirito. Tutto appare pulito e ordinato. La quiete viene interrotta solo la sera quando inizia la movida notturna. I giovani sono tanti, e le donne, che si tratti di semplici bambine o di signore anziane, stupiscono per la cura maniacale nell’aspetto e nel vestiario. Sempre impeccabili in qualsiasi situazione. Non a caso vengono considerate tra le donne più belle d’Europa.
Ultima sosta prima di rientrare a casa a Graz. Una piccola metropoli austriaca che nonostante tutto non intimorisce il visitatore, invitandolo a scoprire la città poco a poco. Ovunque si percepisce la spinta verso il futuro mischiata all’attenzione verso la cultura, l’arte e il design. Senza dubbio una tappa imperdibile per chi si trova nelle vicinanze.
Conclusione
Il primo viaggio all’estero in compagnia della nostra cagnolona è andato nel complesso meglio di quanto immaginassimo. Isotta è stata bravissima, rivelandosi una viaggiatrice provetta. Sicuramente le difficoltà non sono mancate. Gli ostacoli maggiori li abbiamo affrontati in Germania, dove la presenza di un cane è stata vista come un grosso problema sia dagli albergatori che dalle persone in generale. Entrati in Polonia invece tutto è cambiato. Isotta è stata sempre accolta con grande affetto, a volte anche troppo. Per strada ci fermavano continuamente e in diversi ristoranti i camerieri chiamano il personale della cucina per far loro conoscere la nostra pelosa.
Isotta poi non è ancora capace di passeggiare al guinzaglio senza tirare, condizione particolarmente fastidiosa quando si cammina tutto il giorno. La stanchezza accumulata con il passare dei giorni però, l’ha resa più mansueta.
Le destinazioni visitate, considerate per lo più poco convenzionali, si sono rivelate al contrario una vera scoperta. Abbiamo attraversato territori incontaminati e cittadine meravigliose. Conosciuto lo spirito generoso e accogliente di alcune popolazioni, e patito la follia umana nei campi di sterminio. Insomma un complesso insieme di emozioni che costituiscono il nucleo centrale di un vero viaggio.
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