Durata: 23 giorni
Paesi percorsi: Thailandia – Cambogia – Vietnam
Periodo: agosto – settembre
Il 2010 e il 2011 per me sono anni impegnativi e di grandi cambiamenti. Un nuovo lavoro. Una nuova casa. Due importanti stagioni sportive da allenatore di volley in cui mi butto a capofitto in un progetto che mi porterà a ottenere risultati incredibili. Il matrimonio con Myriam che, da bravi viaggiatori quali siamo, non si svolge in Italia, ma in modo un po’ anticonvenzionale, in Uruguay. In questi due anni finanze e tempo libero scarseggiano. Così ci concentriamo soprattutto sulle capitali europee e sul nostro paese.
Finalmente però nel 2012 riprendiamo in mano i nostri zaini e si dà il via all’esplorazione di un nuovo affascinante continente, l’Asia. Sin da bambino ho sempre sognato di addentrarmi tra i templi di Angkor. Quale miglior luogo di questo quindi, per iniziare una nuova avventura? Già che ci siamo poi, perché non discendere le acque del Mekong entrando in Vietnam, per poi risalire il paese fino alla Baia di Ha Long? Di cose da vedere ce ne sarebbero tantissime! Così nell’imbastire l’itinerario cerco di ottimizzare i tempi pianificando gli spostamenti soprattutto di notte. La scelta si rivelerà azzeccatissima, ma renderà il viaggio decisamente faticoso.
Ad accompagnare me e Myriam stavolta troviamo una vecchia conoscenza e una new entry. Simone, con il quale avevo già condiviso il mio primo viaggio da mochilero di 4 mesi in America Latina nel 2005-2006, e la sua ragazza Ilaria, con la quale siamo da subito entrati in sintonia legando molto.
Nonostante la nostra esperienza però, il continente asiatico, suscita inevitabilmente in noi alcuni timori legati alle nuove problematiche che dovremo affrontare. Una nuova cultura lontanissima dalla nostra, forti barriere linguistiche e un livello di igiene piuttosto scarso. D’altro canto però, ci attendono anche una spiritualità senza precedenti, emozionanti territori inesplorati e i sorrisi di un popolo accogliente e genuino. Siamo quindi tutti impazienti di scoprire questa nuova realtà.
Giunti in loco, ci accorgeremo che, come sempre, tutto è più semplice di quanto sembri. Conosceremo così tre nazioni magiche. Un piccolo assaggio della Thailandia basterà per sentire tutto il calore della sua gente, solare e sempre allegra. La Cambogia, capace di entrarti dentro come pochi altri paesi al mondo sanno fare, tra la magnificenza di antiche vestigia e il dolore della follia umana. E infine il Vietnam, che rapisce con paesaggi surreali immersi nella natura e conquista con la sua esotica tradizione culinaria senza eguali.
Itinerario dettagliato e rapida descrizione:
Thailandia
BANGKOK – ARANYAPRATHET
Cambogia
SIEM REAP – PHNOM PENH
Vietnam
CHAU DOC – CAN THO – HO CHI MINH – DALAT – NHA TRANG – DA NANG – HOI AN – HUÉ – NAM DINH – HAIPHONG – CAT BA – BAIA DI HA LONG – HANOI
Thailandia
BANGKOK
La metropoli col maggior numero di visitatori al mondo ci attende. Bangkok è la porta d’ingresso al sud-est asiatico. I nostri piani prevedono però di immergerci nella caotica capitale thailandese al nostro ritorno, così dopo una breve sosta per recuperare le forze, si parte verso il confine cambogiano. Le procedure doganali sono lente e snervanti, ma ciò che ci infastidisce non è l’attesa, bensì i vari tentativi di fronde che, alla frontiera, vanno dal pagamento di visti turistici inutili, agli autobus per proseguire il viaggio. Fortunatamente non siamo degli sprovveduti, basta non dare retta a nessuno di coloro che cercano di aiutarti, anche quando sfoggiano sul petto ipotetici tesserini identificativi. Per una serie di coincidenze però, per poco, non cadiamo nel tranello di un terminal dei bus “fasullo”, dove vengono portati gratuitamente i turisti per poi far loro pagare il doppio del biglietto. Incontriamo diversi backpackers, con i quali ci confrontiamo intavolando interessanti conversazioni. Tra tutti sarà un ragazzo inglese con i capelli lunghi e la chitarra in mano a lasciare il segno. Un personaggio che vaga per il mondo da 16 anni con niente più che un piccolo zainetto sulle spalle e il suo strumento. Questo “pazzo”, in senso buono, ci spiega che si fa la doccia con tutti i vestiti addosso in modo da lavarli.
Superate le difficoltà di ingresso in Cambogia è già ora della meta forse più attesa. Siem Reap è infatti la base di partenza per esplorare Angkor. Conosciamo subito per caso Sros Chea, un giovane tassista di tuc-tuc che si propone come autista personale durante la visita al celebre sito archeologico, restando a nostra disposizione per tutto il giorno, al prezzo complessivo di soli 15 dollari a giornata. Sembra assurdo, ma questa è la fragile, e per noi convenientissima, economica cambogiana.
Siem Reap è una città prettamente turistica, gli stranieri affollano le sue strade godendosi i numerosi e squisiti ristorantini disseminati ovunque. Nonostante tutto però l’atmosfera è piacevole e spensierata. Gli standard qualitativi sono alti e tutto appare ben curato. I cambogiani poi sono davvero gentilissimi, sorridono e ringraziano sempre unendo i palmi delle mani davanti alla bocca quasi in segno di preghiera e chinando lentamente il capo. Un gesto affascinante comune a molti paesi asiatici.
Sveglia alle 04.00 del mattino per poter ammirare il sorgere del sole alle spalle dei templi di Angkor Wat. Ci siamo, è giunto il momento tanto atteso. L’aria è fresca. L’oscurità avvolge ogni cosa. Nel buio si intravede una grande porta di pietra. Stiamo varcando l’ingresso di un mondo antico. Stiamo entrando ad Angkor. Descrivere lo splendore di questo sito archeologico a parole è praticamente impossibile. Un territorio vastissimo disseminato da centinaia di edifici, templi e santuari, immersi nella giungla. Alberi maestosi che con le loro avvenenti radici avvolgono quanto edificato in un dolce abbraccio, quasi a rivendicarne il possesso, nel tentativo di proteggere cotanta bellezza dalle mani dell’uomo. Vivere veramente Angkor significa perdersi tra le sue rovine, passeggiando tra sculture e bassorilievi egregiamente conservati nonostante il passare del tempo.
Dedicheremo due giorni interi a sito, il minimo necessario per poter conoscere questa meraviglia che, da sola, vale lo sforzo e il viaggio fino a qui. L’idea poi di Sros di condurre al contrario l’esplorazione rispetto alle classiche escursioni organizzate, risulta essere vincente e fondamentale per evitare le folle di turisti. L’unico aspetto negativo è dovuto alle temperature e all’alto tasso di umidità. Non credo di aver mai patito così tanto caldo in tutta la mia vita. Lo sforzo sarà però ben ricompensato, cogliendo così il pretesto per dedicarci a un po’ di sano relax, affidandoci alle sublimi mani delle massaggiatrici cambogiane che, tutt’oggi, reputo le migliori in assoluto.
Viaggiamo di notte verso Phnom Penh su un bus imbastito con posti simili a letti a castello. Non sono male, ma lo spazio è al limite della claustrofobia e l’igiene lascia un po’ a desiderare.
L’impatto con la capitale è forte. Un concerto assordante di motorini, tuc tuc e automobili. Un caos colossale che alimenta il preoccupante livello di smog. Ad attenderci poi c’è la giornata più difficile dal punto di vista emotivo. Visiteremo infatti il centro di detenzione S-21 e i tristemente noti “Campi della Morte”. Due luoghi simbolo dell’orrore durante il regime di Pol Pot che caratterizzano il capitolo più buio della storia di questo paese. Un’esperienza tanto dolorosa quanto doverosa, necessaria per comprendere la Cambogia e il suo popolo straordinario.
Navighiamo lungo il Mekong verso sud, varcando il confine vietnamita fino a Chau Doc. Tornati su strada raggiungiamo Can Tho, dove esploriamo gli affascinanti mercati galleggianti. Un mondo sorprendentemente autentico, frammenti di vita vera che scorrono incuranti dei turisti che si mischiano alle imbarcazioni dedite al commercio. A rendere il tutto ancor più indimenticabile, ci penserà il nostro folle barcaiolo, iniziandoci alle bevande alcoliche locali. Finiremo così a fare karaoke in un piccolo ristorantino di passaggio tra gli sguardi allibiti dei presenti.
Proseguiamo in direzione di Ho Chi Minh, meglio conosciuta con il nome di Saigon. Il desiderio di natura e di un po’ di tranquillità, ci spinge però a non fermarci. A Dalat invece, troviamo ciò di cui abbiamo bisogno in questo preciso momento. Un clima fresco e ventilato unito alla tipica quiete delle località di montagna. Non a caso questa è conosciuta come “la città dell’eterna primavera”. In sella alle nostre bici percorriamo il lungo lago e i vari giardini fioriti che sono il vanto di Dalat. Conosciamo anche la “Crazy House” una casa-hotel ideata dall’architetto vietnamita Hang Nga con lo scopo di riavvicinare le persone al contatto con la natura e la Terra. La totale assenza di simmetrie e linee rette unite alla stravaganza delle forme e decorazioni, ricorda vagamente le opere di Gaudì a Barcellona o la Casapueblo di Carlos Pàez Vilarò a Punta del Este.
Tra un fenomenale massaggio e l’altro, esploriamo anche i villaggi delle minoranze etniche dei dintorni. Ad attenderci bizzarre esperienze gastronomiche come insetti fritti e il caffè Kopi Luwak, conosciuto non solo per l’elevato prezzo, ma soprattutto perché ricavato dalle bacche parzialmente digerite e defecate da un piccolo mammifero simile ad una mangusta chiamato “civetta delle palme”. Seguono poi interessanti laboratori artigianali di lavorazione della seta e produzione di noodle.
Rinfrancati dal riposo ci rimettiamo in marcia verso Hoi An. Giunti però a Nha Trang, dove ci attende il nostro solito autobus notturno, ci accorgiamo che due dei sedili a noi assegnati sono del tutto assenti. Ora, dovessimo affrontare 2 ore di bus me le farei anche in piedi senza problemi, ma tutta la notte è improponibile. Nasce così un’accesa discussione in quanto si rifiutano di restituirci il denaro. Conclusa la lite e ottenuto quanto ci spetta, avviliti andiamo a vedere la spiaggia, ma dobbiamo anche pensare a come lasciare la città. Troviamo un treno che porta a Da Nang, città balneare con una bellissima spiaggia puntellata di lussuosi alberghi e resort esclusivi. L’esperienza ferroviaria non è così male. Siamo gli unici stranieri a bordo, e la cosa non mi dispiace affatto. Certo il mezzo è piuttosto lento, l’igiene non è il massimo, ma nulla di diverso rispetto agli autobus. In compenso però permette di alzarsi e sgranchire le gambe di tanto in tanto. Da qui riusciamo finalmente a raggiungere la nostra tanto agognata meta.
Hoi An è sicuramente una delle cittadine più affascinanti di tutto il Vietnam. Il centro storico è un insieme di viuzze e antiche costruzioni che si intrecciano tra loro creando una cornice d’altri tempi. La vita notturna è frizzante e coinvolgente. Suggestive lanterne rosse illuminano vicoli e locali di questa località a misura d’uomo dove poter passeggiare tra bancarelle e piccoli negozi di artigiani. Simone e Ilaria ne approfittano per farsi fare camicie e abiti su misura.
Grazie alle bici, che anche qui abbiamo noleggiato per appena 1 dollaro al giorno, possiamo recarci facilmente al mare, una spiaggia talmente bella da essere quasi all’altezza di quelle caraibiche.
Tappa successiva Hué, una fusione tra antico e moderno che non mi convince del tutto. La città imperiale, sebbene a mio parere meriti assolutamente una visita, si rivela un po’ una delusione in quanto quasi completamente ricostruita. Di originale resta ben poco. Viste le distanze noleggiare le bici qui è davvero fondamentale e ci permette così di esplorare anche altri validi punti di interesse come il tempio buddista Thien Mu Pagoda.
Ci affidiamo nuovamente ai treni vietnamiti fino a Nam Dinh, dove contrattiamo un taxi che ci condurrà a Haiphong fino al molo per Cat Ba. Superato lo scoglio di scovare l’imbarcadero, la traversata si rivela piuttosto rapida. Il piccolo centro abitato non è niente di speciale, ma vanta un intrigante vista sulla Baia di Ha Long. Restiamo a Cat Ba una sola notte, giusto il tempo di organizzare i dettagli del nostro prossimo tour. Noleggiamo così una barca intera solo per noi quattro, con rispettivo capitano di bordo che si rivelerà anche un cuoco straordinario. L’escursione comprende due giorni di navigazione attraverso la baia, tutti i pasti all-inclusive, una notte in un lussuoso bungalow sulla spiaggia, kayak, snorkeling, visita ad alcune grotte e isole, tra le quali Monkey Island. Tutto per soli 80 dollari a testa. Non ci resta quindi che partire!
La nostra imbarcazione è davvero enorme! Realizzata completamente in legno e dipinta di bordeaux. Sembra di essere su un galeone dei pirati che esplora terre sconosciute. Abbiamo persino una terrazza panoramica dove poterci rilassare, prendere il sole e tuffarci in acqua.
All’improvviso ci troviamo completamente soli, attorno a noi solo picchi calcarei che spuntano dall’acqua dando vita ad uno scenario mozzafiato che si perde all’orizzonte e sembra non avere fine. I nostri occhi sono colmi di incanto. Tutto appare etereo, sospeso nel tempo. È l’inizio di due giorni indimenticabili. Il bungalow in cui pernotteremo è situato in un’isoletta avvolta quasi totalmente dalla vegetazione. Un luogo selvaggio, primitivo, che invoglia ad addentrarsi nella selva avvolti dai suoni delle creature che la abitano. Tutte le escursioni si rivelano all’altezza delle aspettative. Il kayak poi, che personalmente non amo per niente, ci regala invece emozioni intense. Ci consente infatti di addentrarci in piccole caverne che sbucano in baie nascoste, veri e propri paradisi immersi in un silenzio surreale.
Conclusa la nostra esperienza nautica ci dirigiamo verso la capitale vietnamita. Il timore è quello di trovarci di fronte a un’altra caotica metropoli che disorienta i sensi, ma sorprendentemente non è affatto così. Hanoi si rivela una città elegante, piacevole, un connubio tra oriente e occidente, modernità e tradizione. Passeggiamo tra templi, antiche pagode, giardini, laghi e mausolei, senza mai avere la sensazione di essere sopraffatti dalla realtà che ci circonda.
Il nostro viaggio volge al termine. Un volo ci permette di tornare rapidamente sui nostri passi e trascorrere gli ultimi giorni nella pazza e impetuosa Bangkok. Dopo tanto girovagare, ci concediamo la suite di un hotel extra-lusso, un piccolo sfizio che possiamo affermare di esserci meritati. Non vediamo l’ora però di buttarci a capofitto nel dinamismo di Bangkok, una meta che non ha bisogno di presentazioni. Sofisticati grattaceli si alternano ai tetti dorati dei luoghi di culto. Centri commerciali esclusivi ad affollati mercati di ogni genere. Locali cosmopoliti e ristoranti internazionali a piccoli chioschi e carretti da street food. Bangkok offre tutto ciò che si cerca e anche di più. Per non parlare poi della travolgente vita notturna, simbolo di una città instancabile che non dorme mai.
Conclusione
Il primo assaggio del continente asiatico è stato un turbinio di emozioni. Abbiamo affrontato un lungo itinerario che si è dimostrato piuttosto impegnativo e stancante. Di certo sarebbe stato meglio avere più giorni a disposizione. Le lunghe distanze sono infatti penalizzate ancor di più dalle condizioni stradali che ne dilatano i tempi di percorrenza. Nonostante ciò però, è stato un viaggio affascinante, carico di bellezza, una bellezza che riempie gli occhi penetrando in profondità. Il primo passo di una lunga serie, volti alla scoperta dell’Oriente.
Se questo diario di viaggio ti è piaciuto o ti è stato utile fammelo sapere con un “mi piace” alla pagina Facebook di Va’ dove ti porta il blog o seguimi su Instagram attraverso il profilo va_dove_ti_porta_il_blog.
Copyright secured by Digiprove © 2020 Maurizio Daniele
2 pensieri riguardo “Sud-Est Asiatico 2012 (insieme a Myriam, Simone e Ilaria)”